

Masi è forse il nome più prestigioso tra i costruttori di biciclette italiani. Faliero Masi, modesto corridore professionista negli anni '30, dopo il ritiro dalle corse e qualche anno trascorso ad imparare il mestiere alla Gloria, storica casa milanese, nel 1949 apre il suo atelier, che dal 1952 ha per tetto una gradinata del Velodromo Vigorelli.
Il suo lavoro riscuote da subito ammirazione e successo.
E' soprannominato "il sarto", e a lui si rivolgono i campioni: Aldo Bini, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Alfredo Martini, Luison Bobet e, più tardi, Jacques Anquetil, Roger Rivière, Antonio Maspes, Ferdinand Bracke, Eddy Merckx, Rick Van Looy, Felice Gimondi e Vittorio Adorni.
Spesso anche quando le decalcomanie sui tubi riportano altri nomi, come nel caso della Faema di Merckx tra il '69 e il '72, sotto c'è un telaio Masi. E' per anni il meccanico di fiducia di Maspes. Nel 1959, quando Jacques Anquetil si presenta al Vigorelli con una bicicletta che si rivela inadatta a domarne le curve secche, è Masi a costruirgli il mezzo con cui battere il record dell'ora.
Nel 1972 Masi apre uno stabilimento negli USA, affidandone la cura a Mario Confente, e cede i diritti per l'utilizzo del marchio sul mercato statunitense. Nasce così la Masi California, che ha però oggi poco a che vedere con quella delle origini.
Alle prime 'Speciale Corsa' negli anni '60 fanno seguito le 'Masi Special'. Nel 1970 viene introdotta la 'Masi Gran Criterium', resa famosa dall'attore Dennis Christopher nel film 'Breaking Away' del 1979 e oggi tra le più ambite dai collezionisti.
La 'Masi Volumetrica 3V', lanciata nel 1982 da Alberto Masi, figlio di Faliero, ha rivoluzionato il telaio da corsa utilizzando per la prima volta tubi oversize e congiunzioni interne ai tubi.
L'atelier di Masi è ancora là, sotto la curva del Vigorelli. Oggi al posto di Faliero, scomparso nel 2000, c'è il figlio Alberto, che continua a lavorare nel solco della tradizione.